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Beata Eustochio

Beata Eustochio
Beata Eustochio, Vergine patavina, Prega per Noi!

mercoledì 18 agosto 2010

Accettare la sofferenza

“Perché bisogna soffrire? Perché quaggiù l'Amore puro non esiste senza sofferenza”
(Santa Bernardetta Subirous)
Quando il dolore fisico strazia le nostre membra oppure mentre angosce spirituali attanagliano il nostro cuore spesso, anzi quasi sempre, chiediamo a Dio di liberarcene e pensiamo che non solo sia un bene, ma anche giusto farlo.
In fondo il benessere per noi è una garanzia minima, lo stretto indispensabile per andare avanti, e in parte è vero; ma se riduciamo il tutto alla ricerca del benessere, indipendentemente dai mezzi con cui lo perseguiamo, saremo sempre e solo degli edonisti, dei cercatori di piacere in questa vita terrena.
Mi spiego meglio: Se mentre soffriamo cerchiamo conforto in ogni modo e soprattutto attraverso pratiche di liberazione e guarigione, legate a doppio filo con certe nuove correnti di pensiero in seno al cristianesimo stesso, non faremo altro che trattare alla stregua di deità pagane le persone della Trinità! Esculapio s’invocava nell’isola Tiberina contro il male, in Grecia era Asclepio che, in forma di serpente, presiedeva al medesimo compito.
Ma ricordiamo, la religione pagana era legata a questa vita terrena poiché, salvo alcune correnti legate ai culti misterici di matrice orfico-pitagorica, non si prendeva nemmeno in considerazione un aldilà ben definito, e ricordo che gli inferi Virgiliani e Omerici non sono che l’eco remota di tradizioni che avevano scarso seguito o come minimo erano seguite col beneficio del dubbio, se vogliamo riassumere la questione con una considerazione icastica nel mondo antico tutti erano praticanti ma i “credenti” erano ben pochi, al punto che il Cristianesimo, salvo le resistenze da parte delle autorità, prese ben presto il posto dei formalismi dei Gentili.
Ora, la Fede della Chiesa ci insegna che
-L’anima nostra è immortale
- La vita di chi crede è eterna
- questa vita non è che un attimo verso l’eterno e nell’eterno
Da queste chiare ma imprescindibili premesse ne deriva che:
La vita non è cominciata quando siamo venuti al mondo ma è da sempre ( per definizione l’eterno non ha limiti né al principio né alla fine) dunque siamo in una fase di passaggio, siamo incamminati verso la vetta che è Cristo. Ricordate bene: “ Chi cerca la propria Vita la perderà” infatti, la vita terrena, paradossalmente, è negazione di quella divina in Cristo al punto che L’Apostolo più volte ha occasione di fare notare come l’uomo vecchio debba morire in Cristo per rinascere nuovamente in Lui.
Sebbene il disprezzo del mondo e le relative pratiche ascetiche siano state mitigate in termini pratici non ne viene meno la sostanza: La vita dell’uomo è come un soffio quella che conta è la vita dell’anima, al punto che S. Francesco, che pure esaltava il creato, dice
Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male
Opponendo alla buona morte del corpo quella tremenda dello spirito, la morte secunda ( qui secunda si presta a duplice interpretazione cioè nel senso di secondo cioè dopo la prima in termini cronologici, ovvero secunda nel senso di infausta, ma al di là della lettera il senso non cambia)
Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36Proprio come sta scritto:
Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo trattati come pecore da macello.
37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. 38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, 39né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. ( Ep ad Romanos 9, 35-39)

Ecco un brano veramente significativo che vorrei condividere con tutti, infonde nel nostro cuore il coraggio dei martiri che sentendo sul loro collo il fiato dei leoni cantavano inni di ringraziamento piangendo di Gioia come spose e sposi vicini al congiungimento con l’amore della loro vita.
Ricordo Ignazio di Antiochia, Vescovo e Martire, certo egli non ha chiesto di essere guarito ma con ardore ha desiderato fare della sua esistenza un olocausto gradito a Dio, e dopo di lui sono innumerevoli i Santi martiri che fino ai nostri giorni hanno testimoniato il Cristo nel loro Sangue.
Non è forse tradire la fede in Dio rifiutare la sofferenza? Non è forse un controsenso ricordare il sacrificio di tanti Santi quando il nostro unico desiderio è essere liberati da quella stessa sofferenza che ha reso loro Grandi?
Anche i santi non martiri hanno fatto della loro vita un’offerta, morendo non una ma mille volte, ogni giorno.
Alcuni hanno confortato coloro che dovevano confortarli e del letto di ospedale hanno fatto un altare.
Guardiamo con diffidenza chi usa la religione per guarire il corpo e accettiamo di buon grado la corona di Spine con cui Dio stesso ha cinto il capo del suo figlio diletto, se l’avremo saremo tra gli eletti poiché condividere anche in minima parte la sorte del Cristo non è disgrazia ma gioia indicibile.

Presentazione "La Chiesa di San Pietro in Padova e la Beata Eustochio"

Stabat Mater (Z. Kodaly)